Tutto è iniziato una mattina in cui io ero fuori per lavoro e il Tulimarito a casa con la polmonite. Qualunque persona dotata di ragionevolezza ne avrebbe approfittato per stare a letto, curarsi e riposarsi, invece al Tulimarito, non si sa per quale strano motivo, è saltato in mente di fare una lavatrice, col risultato di uniformare tutta la mia biancheria (e solo la mia), che prima era bianca, panna o di delicate tinte pastello, in un orrendo colore grigio sporco. Quindi gli ho spiegato le regole per fare un buon bucato (gli dava fiducia l'ingenua, allora!!!), dandogli invece modo di restringere innumerevoli paia di pantaloni dei bambini, di ingrigire, azzurrare, ingiallire in massa capi fino a quel momento bianchi, o chiari, o comunque orgogliosi della propria unicità cromatica. Ho cercato in tutti i modi di boicottare i suoi attentati lavanderini, forse la lavatrice lo attira come un piatto di spaghetti, forse è una sfida con se stesso, fatto si è che di disastri ne ha combinati a volontà infiltrandosi nel bagno con il bucato nascosto sotto la maglietta come fosse in un moto carbonaro. Ma poi è successa l'apocalisse e le mie urla riecheggiano ancora tra le immobili mura domestiche: ha osato infeltrire l'unico, ripeto UNICO, maglione di marca che avevo. Era un delizioso golfino di Liu Jo, di un rosa che mi stava benissimo, e al centro aveva un gufo ricamato. Lo avevo adocchiato a lungo nella vetrina del negozio e, sospirando, speravo di trovarlo ancora nella mia taglia, all'inizio dei saldi. Forse sono riuscita ad indossarlo tre volte. Perciò
IN QUESTA CASA E' FATTO ASSOLUTO DIVIETO AL TULIMARITO DI USARE LA LAVATRICE